lunedì 12 ottobre 2009
domenica 27 settembre 2009
La Storia di Betty
Ho 25 anni e finora ho sempre vissuto a Milano.
Mi sono appena licenziata da una società dove svolgevo il lavoro di segretaria da un anno, dove avevo un contratto a tempo indeterminato e dove guadagnavo netti poco più di mille euro al mese.
Mi trovavo abbastanza bene, soprattutto per l’ambiente di lavoro, ma ho deciso di licenziarmi perché vado a vivere in una città di mare, dove abita il mio ragazzo e dove lavorerò servendo nel ristorante di un suo amico.
Ho fatto l’artistico e ho cominciato a lavorare presto: già a 16 anni facevo lavori stagionali e in nero: servivo in una gelateria, poi ho lavorato per sei mesi all’estero lavorando da commessa in negozi.
Verso i 20 anni, per tre anni, ho lavorato in un negozio di telefonia e fotografia, che portavo avanti quasi da sola: mi piaceva, soprattutto la parte creativa di fotografia, e avevo un contratto a tempo indeterminato; me ne sono andata perché ero molestata.
Poi ho fatto altri due lavori temporanei a progetto in settori ancora diversi, senza molta soddisfazione, fino al lavoro dell’ultimo anno, che adesso sto lasciando.
Penso che tutte le persone che dicono che in Italia il lavoro non c’è dicono una cavolata; certo, solo pochi hanno la fortuna di trovare esattamente quello che sognano, ma se uno si adatta il lavoro c’è.
Di tutti i lavori che ho fatto, quello di fotografia è quello che mi è piaciuto di più perché era il più vicino al mio sogno, ma mi andavano bene anche gli altri lavori perché stare a casa non me lo potevo permettere: i miei non sono ricchi e dei soldi dovevo portarli a casa.
Ho voglia di indipendenza da un po’, ma finora ho vissuto in famiglia sia perché con 1000 euro al mese economicamente non era possibile far diversamente, sia per affetto nei confronti dei miei.
Comunque, un lavoro l’ho sempre cercato anche perché mi desse un po’ di indipendenza economica. Anche tra i miei amici la voglia di indipendenza c’è, ma anche per loro la principale difficoltà è economica.
Adesso mi sposo, cambio città e cambio lavoro: è un rischio, ma se non rischio adesso quando lo faccio?
Il TFR? Cos’è?
Di solito sulla busta paga leggo l’ultima riga in basso, non so quanti soldi sono trattenuti. Non ho idea di dove finiscono, forse finiscono in fondi, forse lo sa più lei di me…
La pensione?
Incrocio le dita che un giorno ci sarà, ma non è una cosa a cui penso, la vedo così lontana… Comunque la dovrei avere dopo 35 anni dal mio primo lavoro, o no? Non bastano 58 anni per andare in pensione?
Mi sono appena licenziata da una società dove svolgevo il lavoro di segretaria da un anno, dove avevo un contratto a tempo indeterminato e dove guadagnavo netti poco più di mille euro al mese.
Mi trovavo abbastanza bene, soprattutto per l’ambiente di lavoro, ma ho deciso di licenziarmi perché vado a vivere in una città di mare, dove abita il mio ragazzo e dove lavorerò servendo nel ristorante di un suo amico.
Ho fatto l’artistico e ho cominciato a lavorare presto: già a 16 anni facevo lavori stagionali e in nero: servivo in una gelateria, poi ho lavorato per sei mesi all’estero lavorando da commessa in negozi.
Verso i 20 anni, per tre anni, ho lavorato in un negozio di telefonia e fotografia, che portavo avanti quasi da sola: mi piaceva, soprattutto la parte creativa di fotografia, e avevo un contratto a tempo indeterminato; me ne sono andata perché ero molestata.
Poi ho fatto altri due lavori temporanei a progetto in settori ancora diversi, senza molta soddisfazione, fino al lavoro dell’ultimo anno, che adesso sto lasciando.
Penso che tutte le persone che dicono che in Italia il lavoro non c’è dicono una cavolata; certo, solo pochi hanno la fortuna di trovare esattamente quello che sognano, ma se uno si adatta il lavoro c’è.
Di tutti i lavori che ho fatto, quello di fotografia è quello che mi è piaciuto di più perché era il più vicino al mio sogno, ma mi andavano bene anche gli altri lavori perché stare a casa non me lo potevo permettere: i miei non sono ricchi e dei soldi dovevo portarli a casa.
Ho voglia di indipendenza da un po’, ma finora ho vissuto in famiglia sia perché con 1000 euro al mese economicamente non era possibile far diversamente, sia per affetto nei confronti dei miei.
Comunque, un lavoro l’ho sempre cercato anche perché mi desse un po’ di indipendenza economica. Anche tra i miei amici la voglia di indipendenza c’è, ma anche per loro la principale difficoltà è economica.
Adesso mi sposo, cambio città e cambio lavoro: è un rischio, ma se non rischio adesso quando lo faccio?
Il TFR? Cos’è?
Di solito sulla busta paga leggo l’ultima riga in basso, non so quanti soldi sono trattenuti. Non ho idea di dove finiscono, forse finiscono in fondi, forse lo sa più lei di me…
La pensione?
Incrocio le dita che un giorno ci sarà, ma non è una cosa a cui penso, la vedo così lontana… Comunque la dovrei avere dopo 35 anni dal mio primo lavoro, o no? Non bastano 58 anni per andare in pensione?
martedì 22 settembre 2009
La storia di Gabriele
Mi chiamo Gabriele, ho 32 anni e sono un giovane imprenditore/artigiano (non ho ancora deciso!) della più autentica Brianza Lombarda.
Mi sono laureato in Economia e Commercio, poi ho dovuto fare un paio di corsi tecnici (come tornitore e carpentiere metallico) per poter capire qualcosa del mio lavoro. Ho seguito anche un corso di management della SDA Bocconi, ma devo dire che rispetto all’utilità delle esperienze di officina….
La mia azienda nasce nel 1960 come tipica produzione industriale (a dimensione poco più che artigianale) di accessori e lavorazioni meccaniche per l’industria del mobile. In questo che è un distretto industriale non poteva che essere cosi. Ho raccolto il testimone da mio padre (che lavora ancora!) circa 6 anni fa. Oggi iniziamo a lavorare anche per altri settori (Automotive, Elettronica, qualche commessa dall’estero), ma c’è voluto del tempo.
Attualmente impiego un capo officina e 15-20 operai.
Degli operai 10 sono assunti, mentre 5 sono “a progetto” e gli altri interinali.
Noi la crisi non l’abbiamo sentita poi tanto, e in alcuni momenti ho pensato che potrei tranquillamente assumerli tutti, ma devo restare sotto ai 15 dipendenti, se no ci sono una serie infinita di vincoli. Questo secondo me è un freno allo sviluppo.
Comunque per me la manodopera è in assoluto il primo valore aziendale. Non sono operai specializzati, ma formarli non è semplice e in questa zona, nel raggio di 5 km ho i miei 3 principali competitor. A volte per me il problema è trattenerli.
Credo che se una persona avverte una stima e un apprezzamento del suo lavoro e se viene giustamente retribuita e motivata, possa lavorare bene indifferentemente dal contratto. E’ un problema di rapporto e di fiducia che si crea. Questo fa sentire le persone sicure. Non il posto fisso!
Tra l’altro così la gente non se ne approfitta, se qualcuno fa il furbo sono i suoi colleghi a segnalarmelo.
Per quanto riguarda me e la mia pensione devo confessare che non mi sono mai posto più di tanto il problema: i soldi della pensione di mio padre li rinvestiamo nell’azienda, mentre temo che quelli che riguardano la mia di pensione non li vedrò mai….
Comunque mi sono fatto una integrativa, sto mettendo qualcosa da parte, e poi c’è il valore della mia azienda. Insomma, direi che probabilmente me la caverò da solo!
Mi sono laureato in Economia e Commercio, poi ho dovuto fare un paio di corsi tecnici (come tornitore e carpentiere metallico) per poter capire qualcosa del mio lavoro. Ho seguito anche un corso di management della SDA Bocconi, ma devo dire che rispetto all’utilità delle esperienze di officina….
La mia azienda nasce nel 1960 come tipica produzione industriale (a dimensione poco più che artigianale) di accessori e lavorazioni meccaniche per l’industria del mobile. In questo che è un distretto industriale non poteva che essere cosi. Ho raccolto il testimone da mio padre (che lavora ancora!) circa 6 anni fa. Oggi iniziamo a lavorare anche per altri settori (Automotive, Elettronica, qualche commessa dall’estero), ma c’è voluto del tempo.
Attualmente impiego un capo officina e 15-20 operai.
Degli operai 10 sono assunti, mentre 5 sono “a progetto” e gli altri interinali.
Noi la crisi non l’abbiamo sentita poi tanto, e in alcuni momenti ho pensato che potrei tranquillamente assumerli tutti, ma devo restare sotto ai 15 dipendenti, se no ci sono una serie infinita di vincoli. Questo secondo me è un freno allo sviluppo.
Comunque per me la manodopera è in assoluto il primo valore aziendale. Non sono operai specializzati, ma formarli non è semplice e in questa zona, nel raggio di 5 km ho i miei 3 principali competitor. A volte per me il problema è trattenerli.
Credo che se una persona avverte una stima e un apprezzamento del suo lavoro e se viene giustamente retribuita e motivata, possa lavorare bene indifferentemente dal contratto. E’ un problema di rapporto e di fiducia che si crea. Questo fa sentire le persone sicure. Non il posto fisso!
Tra l’altro così la gente non se ne approfitta, se qualcuno fa il furbo sono i suoi colleghi a segnalarmelo.
Per quanto riguarda me e la mia pensione devo confessare che non mi sono mai posto più di tanto il problema: i soldi della pensione di mio padre li rinvestiamo nell’azienda, mentre temo che quelli che riguardano la mia di pensione non li vedrò mai….
Comunque mi sono fatto una integrativa, sto mettendo qualcosa da parte, e poi c’è il valore della mia azienda. Insomma, direi che probabilmente me la caverò da solo!
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